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Cristina Torrisi mette in scena, come se scrivesse un canovaccio, fatti e personaggi comparsi nella sua precedente pubblicazione "Le due primavere". L'uno e l'altro romanzo sono intangibilmente legati in un vortice emozionale in cui i protagonisti e le trame raccontate si concretizzano. Fra' Giacomo fa ritorno a casa per dare l'ultimo saluto alla madre, la baronessa. Tra i ricordi della sua infanzia, al capezzale di Santa, si dipanano le antiche vicende legate alla famiglia. Il romanzo è ambientato, nella metà dell'800, tra Acireale e la borgata marinara di Santa Maria la Scala, tra Bronte e Vizzini, tra un paese e l'altro dell'Isola. Ne "Le due primavere", il romanzo già menzionato, i fatti si svolgono tra il 1836 e il 1863. In quest'ultimo, com'è ovvio, prosegue il racconto tra gli accadimenti della tentata Unità d'Italia. I personaggi appartengono a una famiglia baronale del luogo che, come tutti gli aristocratici, subiscono il doloroso passaggio dalla Monarchia alla Repubblica. Una classe nobiliare che, in quel periodo in Sicilia, ancora è fortemente legata a certi sistemi feudali di vecchio stampo medievale.